regole di vita

Regole di gioco, regole di vita.

Esplorare,conoscere, progettare

Campo scientifico

Anni 5

arcobaleno sopra la scuola 2

Regole di vita, regole di gioco.

Uno degli aspetti fondamentali dell’educazione scientifica è la capacità di utilizzare simboli che diventano codici di comunicazione per l’esposizione sintetica delle esperienze.

Questa capacità di fatto già presente seppure in maniera embrionale nei bambini, deve essere incoraggiata e sviluppata attraverso l’osservazione degli aspetti dell’esperienza stessa e l’estrapolazione dei dati essenziali che ne consentano una comunicazione efficace ma sintetica.

I simboli originali, che scaturiscono dapprima dalla fantasia dei singoli bambini, diventano “collettivi” attraverso una convenzione, come lo sono il nostro sistema metrico decimale, i simboli della scrittura ecc. costituendo di fatto una modalità nuova di approccio alla prelettura e prescrittura.

Attraverso quest’attività si realizza nei bambini uno sforzo (da incoraggiare) di rinuncia al proprio segno per scegliere, tra quelli dei compagni, uno più efficace e adatto alla situazione da rappresentare, modalità che affina il senso sociale della condivisione.

Obiettivi formativi

  • Confrontare pareri ed esperienze
  • Individuare e organizzare strategie.
  • Simbolizzare le situazioni.

Obiettivi trasversali

  • prendere consapevolezza e definire regole utili e condivise

Spazi

La sezione, il salone della scuola, il giardino.

Materiali

Pennarelli, lapis, carta da disegno, cartoncino, riviste, forbici, colla, pennelli, tempera.

Andiamo a teatro

in pulmino modif

Lo spettacolo teatrale “Cipì” c’immerge in un’atmosfera di suoni e colori, per noi inconsueta. L’intera vicenda  di un uccellino dal nome Cipì si svolge in un nido posto sopra il tetto di una casa. L’ambiente si modifica via via durante lo spettacolo, assumendo ora i colori ed i suoni della vita diurna, ora quelli della notturna. Ai colori sgargianti del giorno si uniscono suoni di clacson, cinguettii vivaci, voci lontane mentre con i colori cupi della notte echeggiano fruscii soffusi e lunghe pause di silenzio.

Al rientro in classe ne parliamo e ricostruiamo con i bambini gli ambienti della storia; utilizziamo l’attività del collage e della pittura per raffigurare un paesaggio con i colori del giorno ed uno con quelli della notte.

Riflettiamo: il giorno porta con sé suoni e rumori intensi; di giorno si parla, si canta, si suona, si ascolta. Ci sono macchine, televisioni, bambini ma anche uccelli, gatti, cani e tante occasioni per sentire suoni e rumori diversi. La notte c’è il silenzio, i pochi suoni sono lontani ed ovattati. Domandiamo: “cosa facciamo di giorno?” Il giorno si lavora, si mangia, si va a scuola mentre la notte “si dorme”.

Tra i suoni del giorno c’è anche la voce dei bambini: impariamo a conoscerla per usarla meglio.

 L’ascensore della voce

Capita sovente di sentire molti bambini parlare contemporaneamente ed a voce alta e questo compromette la comprensione di quanto viene detto.

Proviamo perciò ad ascoltare la nostra voce, a percepirla con attenzione  alternandola, per contrasto, a pause di silenzio. Facciamo un gioco semplice che evidenzia le diverse tonalità: l’ascensore della voce.

In cerchio sulle panche sovrapponiamo il palmo delle mani e le appoggiamo al corpo, proprio alla fine del busto. Poi, dopo aver fatto un bel respiro per assumere quanta più aria è possibile, facciamo salire verso l’alto la mano posta sul lato superiore lentamente, accompagnandola con la voce che da grave sale di tonalità fino a diventare acuta. Facciamo quindi il percorso inverso, lentamente. Domandiamo: “Cosa è successo?”.  “Abbiamo fatto l’ascensore con la voce”.  “Che cosa fa la nostra voce?”. “Diventa forte, forte e poi piano piano”.

l'ascensore della voce modif

Ripetendo il gioco evidenziamo quanti toni può avere la voce e riflettiamo su come parliamo a scuola. “Se si urla non si capisce nulla”. “Diletta parla sempre forte!”. Domandiamo: “In quali modi possiamo parlare? Come può essere la nostra voce?”. “Si può parlare piano”. “Oppure si può urlare”.  “Però si parla anche come ora…..così”.

Conversiamo per definire la voce: diciamo che è bassa quando parliamo piano, media o normale quando parliamo normalmente, alta quando si parla con un tono molto forte. Per inventare i simboli adatti ad identificare la voce bassa, media e alta, osserviamo attentamente la bocca: com’è quando parliamo piano normalmente e quando urliamo.  Dall’osservazione cerchiamo di arrivare a realizzare un segno essenziale ma significativo: i bambini propongono un cerchio stretto per la voce bassa, uno più grande per la media ed uno ancora più grande per la voce altissima.

Definiamo alcune regole per la voce…….

simbolo della voce

Una volta inventati i simboli, li registriamo sul cartellone per renderli visibili a tutti.

Commentiamo poi il nostro lavoro: in classe come dobbiamo parlare?

Tutti i bambini concordano che si lavora meglio se il tono della voce è basso, mentre per fare richieste o giocare liberamente il tono può essere medio. Gridare disturba quasi tutti (anche se la tendenza ad alzare la voce è diffusa).

Decidiamo perciò di associare agli ambienti il giusto tono di voce e lo scriviamo sul cartellone.

Concordiamo di usare in classe la voce bassa o normale, come pure in salone “ perché siamo tanti e si fa confusione!” mentre in giardino possiamo usare la voce alta, perché non ci disturba.

Per esserne proprio sicuri facciamo la prova: il silenzio in classe ci piace, ci fa sentire rilassati e ci fa sorridere; proviamo a dire la filastrocca “C’era una volta un re…” col volume della voce sempre più alto ma quando arriviamo ad un tono altissimo molti bambini si tappano gli orecchi.

Proviamo adesso ad andare in giardino e diciamo la filastrocca a tono molto alto: stavolta nessuno mette le mani sugli orecchi perché la voce non disturba.

Rientriamo in classe e, per fissare l’esperienza, ciascun bambino disegna sul proprio foglio i vari toni della voce associandoli all’ambiente giusto, come concordato in precedenza.

associaz voce ambiente

…..Alcune regole per il movimento.

Conversiamo ancora su cosa è meglio fare per stare bene a scuola; la voce è un fattore importante ma subito dopo viene il movimento. Domandiamo: “Come ci possiamo muovere a scuola?”

“Si corre!”. “Si salta”. “Si va in bicicletta!”. “ Si sta seduti a disegnare”. “Anche quando si lavora!”. “Si scivola in salone e anche in giardino.”. “Sì ma si fa anche la lotta”.

Alla domanda “Non si cammina mai?” i bambini rispondono che succede per andare in bagno col capofila o per andare in classe, quando viene la mamma e si va via oppure quando andiamo a  riposarsi. Una volta definiti più chiaramente i movimenti che i bambini compiono nei vari momenti della giornata, proviamo a simbolizzarli utilizzando il lapis ed un foglio da disegno; la consegna è di realizzare un bambino seduto, uno che cammina ed uno che corre.

E’ importante incoraggiare i bambini a realizzare un disegno essenziale che agevola il passaggio al simbolo, riservando ad altre attività e momenti il disegno descrittivo e ricco di elementi.

Prima però osserviamo attentamente la posizione del corpo nel suo insieme e delle gambe in particolare, nella posizione seduta. I bambini sono molto colpiti dall’evidenza dei ginocchi. Osserviamo quindi il corpo e le gambe dei compagni che camminano e durante la breve corsa in classe. Cerchiamo di evidenziare con il gesto della mano la postura del corpo.

Dove sedere, correre e saltare?

movimenti modif

Individuati i movimenti più comuni utilizzati dai bambini durante la giornata a scuola, cerchiamo di riflettere per quali luoghi sono più indicati. Chiediamo: “Per disegnare e lavorare con serenità è meglio stare seduti o in piedi?”. Tutti i bambini sono d’accordo nell’affermare che per lavorare bene dobbiamo stare seduti al tavolino. Viene però concordato che si può camminare se c’è la necessità di rivolgersi alla maestra oppure per spostarsi all’interno della classe.

Ragioniamo ancora sul modo di muoversi all’interno della scuola e dopo aver analizzato le varie possibilità di gioco, i bambini concordano per il salone il pedalare perché ci sono i tricicli, camminare, saltare  sugli attrezzi ginnici adatti allo scopo, scivolare sulla struttura che contiene tra le altre cose anche un piccolo scivolo. Correre è un movimento che piace ma è ritenuto pericoloso per la presenza di bambini molto piccoli e quindi viene deciso di associarlo al giardino.

Utilizziamo la tecnica del collage per definire meglio ambienti e movimenti: ciascun bambino sul proprio foglio incolla nella tabella immagini ritagliate da riviste, che illustrano ed associano gli ambienti ai movimenti concordati.

associaz luoghi movimenti

Costruiamo i cartelli con le indicazioni.

Abbiamo analizzato e deciso le regole per stare bene a scuola e per lavorare e giocare serenamente; ora non resta che costruire dei cartelli da appendere nei luoghi che abbiamo rammentato, come promemoria per noi ma anche per gli altri bambini della scuola.

Cerchiamo le immagini per descrivere a chi non sa leggere, le regole appena concordate; le incolliamo su tre cartoncini da appendere in luoghi visibili a tutti.

Per la voce troviamo tre immagini di bocca: una socchiusa, una leggermente aperta ed una spalancata.

Per rappresentare il movimento ritagliamo figure che illustrano bambini seduti, che camminano, che corrono, che saltano e che pedalano.

associaz voce a luoghi

Ricordiamo anche le altre regole.

Il tema delle regole è molto importante nella vita della scuola e, visto che ne parliamo, cerchiamo di ricordare anche quelle riguardanti il bagno, il riposo ed la merenda.

Realizziamo un cartellone dove segniamo ciò che si può e ciò che non si può fare nei vari ambienti, contrassegnando con una X la parte negativa.

Il cartellone resterà appeso nella stanza per ricordarci, nel caso ce ne fosse bisogno, quello che abbiamo deciso insieme.

foto 5

Documentiamo le competenze

Competenze scientifiche:

–          Riesce a sintetizzare una situazione o un evento attraverso simboli inventati.

–          Partecipa alla conversazione proponendo soluzioni ai problemi.

–          Traduce in messaggio i simboli condivisi.

Competenze relazionali:

–          Accetta di utilizzare simboli diversi dal suo.

–          Partecipa alla discussione proponendo regole sociali ragionevoli e condivisibili.

–          Rispetta le regole concordate.

articolo pubblicato sulla  rivista “Scuola dell’Infanzia” – Giunti Scuola

n° 8 anno 2007

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