leggiamo insieme.

Il tutoring …. un affare serio.

io mi fido
fidarsi, affidarsi.

Una questione davvero importante che solleviamo nella nostra narrazione (libro Una vita a scuola-oltre la pedagogia) è quella del tutoring cioè dell’affiancamento di bambini di diversa età che permette non un semplice aiuto ma un’azione di promozione, incoraggiamento, esempio, sostegno e accompagnamento dei più grandicelli verso i più piccoli.

Definizione del termine “tutoring”: è l’attività svolta da persone che non sono insegnanti professionisti e che consiste nell’aiuto e sostegno all’apprendimento di altri, in modo interattivo, intenzionale e sistematico.

leggiamo insieme.

L’utilità di consentire momenti di vicinanza tra bambini di diversa età nello svolgimento delle attività quotidiane si è manifestata ampiamente nell’organizzazione delle sezioni di Scuola dell’Infanzia che, a motivo delle iscrizioni, non si presentavano omogenee. La scelta fu di creare sezioni con bambini di età diversa ma contigua, per cui si formarono gruppi di bambini di 3-4 anni, di 4-5 e 5-6.

Questa composizione dei gruppi consentì di realizzare momenti in cui i bambini più grandicelli condividevano attività, sia suggerite dall’adulto sia spontanee, con i bambini più piccoli attivando procedure di cooperazione che agevolavano percorsi di apprendimento, in situazioni di collaborazione invece che di competizione. Collaborazione che da una parte induceva sentimenti di autostima, di empatia e vicinanza anche corporea, dall’altra forniva l’occasione di sviluppare esperienze considerando punti di vista diversi ma “vicini”, più adeguati che non quelli dell’adulto educatore.

sostegno e accompagnamento

L’insegnante/educatore quindi aveva il compito di guidare questi processi in cui i bambini svolgevano un ruolo attivo nella propria formazione e nell’apprendimento di nuove conoscenze attraverso l’interazione con altri bambini “più esperti”.

In questo senso l’attività di tutoring dei bambini più grandicelli interveniva in quella che il pedagogista e psicologo Vygotskij definiva “zona prossimale di sviluppo” cioè il livello di conoscenze acquisite e quelle potenzialmente acquisibili attraverso l’interazione con persone più esperte, nel nostro caso i bambini di età superiore.

la sequenza del Palloncino rosso.
Costruiamo insieme la sequenza.

Un ultimo aspetto da considerare, ma non meno importante, è che durante i giochi compiuti, soprattutto di tipo scientifico, i bambini più piccoli si mostravano meno vincolati da pregiudizi e quindi più liberi di proporre visioni, soluzioni creative ai problemi proposti, determinando quindi un beneficio non solo nella direzione grandi -> piccoli ma anche al contrario cioè piccoli -> grandi.

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