progetto carrello

Da Braccio di Ferro al carretto

Esplorare, conoscere, progettare

Campo scientifico

Anni 3 – 4

Da Braccio di Ferro al carretto

Educare alla “scienza” significa educare alla scoperta di un metodo di conoscenza, che non serve solo ad acquisire nozioni ma per capire meglio il mondo ed i suoi fenomeni.

In questo caso parliamo di “forza”, intesa come energia che serve per compiere un lavoro; i bambini interpretano questo aspetto delle loro esperienze quotidiane soprattutto da un punto di vista magico/fantastico, interpretazione  dovuta, in gran parte, al tipo di spiegazioni e di linguaggio utilizzato, sin dalla più tenera età, dal contesto familiare che li circonda.

L’occasione di compiere attività finalizzate alla conoscenza del nostro corpo, ci aiuta ad avvicinarci al problema della forza in modo più razionale. Parliamo delle braccia e dei tanti giochi che si possono fare, fra questi il gioco di Braccio di Ferro. Tentiamo di capire cos’è la “forza” e di trovare il modo di utilizzarla per risolvere alcuni problemi.

Obiettivi formativi

–          ricercare soluzioni creative per risolvere un problema.

–          formulare ipotesi e strategie.

Obiettivi trasversali

–          rappresentare e formalizzare l’esperienza sia verbalmente che graficamente.

Materiali

Una fune piuttosto lunga, una scatola di risme di fogli da fotocopie, vari oggetti reperibili nella sezione e nel salone della scuola come attrezzi, legnetti, oggetti di varia forma e materiale.

Spazi

La sezione ed il salone.

Il gioco di Braccio di Ferro

braccio di ferro modif

Il nostro corpo è uno strumento formidabile col quale fare tanti giochi e, parlando delle braccia, ci divertiamo a giocare a Braccio di Ferro, un gioco di forza tra due bambini, per scoprire chi riuscirà ad abbassare il braccio dell’altro tenendosi per la mano.

Per fare questo gioco, ci mettiamo seduti sulle panche disposte a semicerchio, all’interno del quale si trova un tavolino quadrato dove si siedono, su lati opposti, due bambini.

Il gioco entusiasma tutti i bambini che non vedono l’ora di dimostrare la loro forza: cominciano due maschietti di quattro anni e, dopo numerosi tentativi ed un tifo invidiabile, vince Riccardo.

Gli animi si accalorano e stavolta si preparano per giocare Marta e Cristian, entrambe di quattro anni. Prima di dare inizio alla prova, tentiamo di prevedere chi vincerà motivando la scelta:

“Vince Marta perché c’ha la forza”.

“Marta perché ha i muscoli”.

“Cristian perché ha i muscoli e è grande”.

La prova viene vinta da Marta.

Un secondo tentativo, stavolta giocano Lorenzo di tre anni e Lavinia di quattro:

“Vince Lorenzo perché mangia gli spinaci”.

“Anch’io” dice Lavinia.

“Vince Lavinia perché è forte anche lei”.

“Lorenzo perché c’ha i muscoli”.

In questo gioco vince Lorenzo.

Proviamo a riflettere: cos’è la forza?

Il gioco coinvolge tutti i bambini della classe, a coppie, ed al termine proviamo a rispondere a  questa domanda: cos’è la forza?

Le risposte sono varie: “sono i muscoli, gli spinaci, è il cazzotto, è quella dei muscoli, i muscoli sono per dare i cazzotti, ci viene dagli spinaci, ci viene dalla ginnastica, io la facevo e c’ho una forzona!”.

Domandiamo:”Noi mangiamo solo spinaci per avere la forza?”

“No, mangiamo tante cose, anche il pane, la pastasciutta…”.

“Allora cosa mettiamo nel nostro corpo per farlo funzionare?”

“Il mangiare!!”

“Il babbo cosa mette nella macchina per farla funzionare?”

“La benzina!”. “Noi, cosa ci mettiamo per far funzionare il nostro corpo?”. “Tutto quello che si mangia!”.

Il tiro alla fune

Una nuova prova: giochiamo al tiro alla fune dove l’uso della forza, in questo caso, non è individuale ma collettivo perché due gruppi si affrontano tirando una grossa fune e tentano di spostare il gruppo avversario dalla propria parte, superando una riga tracciata sul pavimento.

La prova si svolge nel salone della scuola e, mentre tutti i bambini sono seduti sulle panche, vengono formati i gruppi: quattro bambini da una parte e quattro dall’altra.

Ripetiamo il gioco fino a che tutti i bambini hanno provato poi analizziamo la situazione: dalla discussione emerge che le variabili importanti sono il numero: “Non vale perché lì ce ne sono di più”, il sesso “In questa fila ci sono più maschi che femmine e c’hanno più forza”, il peso “Lì c’è Cristian e Hamed che sono grossi, loro tirano forte!”.

Un bambino pone l’attenzione sulla postura che consente una maggiore resistenza: “Io faccio così” e mostra come punta i piedi per terra.

Ascoltiamo le osservazioni dei bambini:

“Per vincere ci vogliono tanti muscoli e tanti bambini”

“Io ho perso perché loro non tiravano”.

“Noi siamo stati più forti ed abbiamo vinto”.

“Io sono forte e ho vinto”.

“Lo voglio rifare, voglio andare con Cristian però”.

tiro alla fune modif

Terminato il gioco invitiamo i bambini a disegnare quanto abbiamo fatto.

Ai bambini di tre anni proponiamo strumenti diversi dall’espressione grafica che li penalizzerebbe e consegniamo loro sagome di bambini da incollare sopra un cartoncino che riproduce la situazione del gioco.

Una volta realizzati sul foglio i bambini che tirano la fune, chiediamo di indicare anche la direzione in cui viene tirata e per far questo concordiamo di utilizzare il simbolo della freccia.

Tiro_fune

Ottimizziamo l’uso della forza:

Usiamo ancora la forza in un nuovo gioco: il sacco di patate.

Si tratta di far stendere per terra un bambino e farlo spostare da un compagno tirandolo per le caviglie, proprio come un sacco di patate.

Tutto è semplice finché i bambini di quattro anni tirano quelli di tre ma quando la situazione si inverte sorgono diversi problemi; se poi il sacco è la maestra la cosa diventa veramente impossibile, ci vuole tanta forza!

Proviamo a riflettere:

“Come possiamo spostare un sacco molto pesante?”.

“Tiriamo in tanti!”.

Domandiamo: “Come fa la mamma quando porta fuori i bambini?”:
”Li prende in collo, ma noi non ce la facciamo, si casca”.

“Allora come possiamo fare?”

“C’hanno le maniglie per tirarli su”.

Cerchiamo qualcosa che abbia le maniglie: viene proposta una sedia ma il tentativo di spostare un bambino fallisce.

“ Ci vogliono le ruote come i carrettini!”. “Andiamo a cercare qualcosa con le ruote”.

I bambini portano vari oggetti tra i quali un cavallino con le rotelle: proviamo a spostare un bambino e col cavallino è molto facile.

Tentiamo di spostare una cosa pesante: la scatola che contiene le risme di carta da fotocopie.

Il primo tentativo è di utilizzare il cavallino ma nessun bambino riesce a sollevarla.

Come la possiamo spostare? Alcuni bambini provano a spingerla ma ci vuole troppa forza e desistono quasi subito.

Propongono di prendere qualcosa che faccia la funzione del carrello della spesa, con le ruote.

Comincia una caccia al tesoro dove i bambini raccolgono oggetti utili a trasportare la nostra scatolona.

Li testiamo l’uno dopo l’altro ma quelli più efficaci risultano essere senza dubbio i rulli di legno; c’è solo un inconveniente: la scatola scorre benissimo sui rulli ma appena sono finiti, si appoggia inesorabilmente per terra.

scatola e rulli modif

“Se si mettono sempre i bastoni davanti, si sposta”.

“Se si mettono storti, gira!” (a ventaglio)

“Se si mettono di qua, gira di qua e se si mettono di là, gira di là.

“Però se si va avanti scappano”.

Domandiamo: “Cosa si può fare per non dover spostare continuamente i bastoni? Cosa si può usare per spostare la scatola senza doversi stancare tanto?”

“Mettiamo il carrello, quello della spesa porta la roba”.
”Però ci vogliono le ruote”.

Inventiamo “la ruota”

Cerchiamo allora cose che possono funzionare da ruote. Arriva di tutto: rotoli di scottex, pennarelli, cerchi delle costruzioni, rotoli di scoc.

Proviamo con i pennarelli ma la situazione è identica ai rulli; i tubi di cartone si schiacciano appena la scatola si appoggia; tentiamo con i rotoli di scoc: i bambini li infilano nei rulli di legno.“Se sono tre non funziona, ce ne vuole quattro come le macchine!” afferma un bambino.

Proviamo: “Scappano via come i rulli!”.

“Bisogna attaccarli!”.

Chiediamo: “Come si fa?”.

“Proviamo col ferro”.

I rulli vengono legati alla scatola ed ai rotoli di scoc con del filo di ferro: la scatola non si muove più.

“Proviamo con lo scoc”. “Si, si, lo scoc”. Tentiamo col nastro adesivo.

“Mettilo così” e indica la posizione a cavallo del rullo in modo da “legare” i rulli, senza imbrigliare i rotoli di scoc che fungono da ruote.

Fissiamo tutti i rulli alla scatola e quindi riposizioniamo le nostre “ruote”.

“Funziona!! Però bisogna stare attenti perché le ruote scappano”.

“E’ proprio come un carrello ma come facciamo per tirarlo?”

Discutiamo un po’ e poi concordiamo di usare una corda: adesso la scatola si muove e molto agilmente.

invenzione ruote modif

Il carretto

Abbiamo scoperto che la forza serve per spostare le cose pesanti ma ci sono dei modi per faticare meno, infatti la nostra scatolona si muove molto bene con i rotoli di scoc che eliminano l’attrito e richiedono l’impiego di minore forza.

A conclusione del nostro lavoro decidiamo di farci costruire un bel carrello dai genitori, così da divertirci a portare in giro per il salone i nostri compagni.

Prima di tutto elenchiamo ciò che serve: due rulli di legno, quattro ruote, un pezzo di legno per il piano d’appoggio, una corda o un legno per tirarlo.

Invitiamo i bambini a fare il progetto del carrello utilizzando questi elementi, sia col disegno per chi lo desidera, sia con la tecnica del collage per i più piccoli che incolleranno le parti realizzate in cartoncino.

progetto carrello fatto dai bimbi

Ospitiamo a scuola due babbi che gentilmente ci aiutano a realizzare un carrello seguendo il nostro progetto che propone un’asse di legno, due legnetti fissati sotto per sostenere le quattro ruote a sfera ed un manico di legno per trainarlo.

Osserviamo attentamente le varie fasi della lavorazione e, una volta terminata, ci divertiamo a spostare la nostra scatolona: non facciamo nessuna fatica! Ci vuole davvero poca forza!!

Si riesce ad andare anche un po’ veloci: il carrello è così robusto che riesce a spostare non solo i bambini ma anche la maestra!
forza-il carretto modif

forza- giochiamo col carrello 2 modif

Documentiamo le competenze
Al termine dell’esperienza è importante verificare, magari annotandolo, se i bambini

– ) formulano ipotesi ragionevolmente plausibili  per la soluzione dei problemi

– ) verbalizzano correttamente l’esperienza e motivano le loro scelte

– ) rappresentano la situazione con simboli

– ) colgono il rapporto causa/effetto.

Pubblicato sul n° 7 di Scuola dell’Infanzia ed. Giunti anno 2007

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